Archivio giornaliero 24 Febbraio 2022

DiMagnus

La musica indie sbarca a Sanremo

Se c’è un merito che bisogna riconoscere ad Amadeus, a parte le sue ormai comprovate doti di intrattenitore, è sicuramente quello di aver contribuito a rinnovare la competizione canora italiana più legata agli archetipi di una musica che troppo poco iniziava a riflettere i gusti e le aspettative dei principali fruitori di canzoni: le giovani generazioni.

Prima di Amadeus, coloro che calcavano il palco sanremese erano quasi esclusivamente vecchie glorie del passato, oppure nomi piuttosto sconosciuti, ma che proponevano un genere il linea con i “dettami” sanremesi, dove melodie classiche si sposavano ad orchestrazioni convenzionali. In queste ultime edizioni (è proprio il caso di dire) la musica è davvero cambiata.

Alcuni artisti da tenere d’occhio

Tra i nomi del 2022 ci sono alcune novità e altre importanti conferme. Attenzione, però, Giovanni Truppi e Rkomi, ad esempio, pur nei loro diversissimi generi, sono artisti già affermati anche se sconosciuti al pubblico sanremese.

Oltre alla canzone di Sanremo, vi invitiamo ad approfondire la discografia de La Rappresentante di Lista, di Dargen D’Amico, ma soprattutto di Filippo Uttinacci, in arte Fulminacci. Quest’ultimo, seppur giovanissimo, ha all’attivo ben due celebratissimi album, uno dei quali ha vinto la Targa Tenco.

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Festival di musica indie in Europa: i più importanti

Con la pandemia ormai sotto controllo in molti paesi europei, l’intero comparto dello spettacolo può tirare finalmente un sospiro di sollievo. Non riprendono solo i tour degli artisti, in molti casi in stand by da almeno due anni, ma riaprono i battenti anche i grandi festival, tra cui quelli dedicati alla musica indie.

Questi eventi sono il modo migliore per entrare in contatto con molteplici realtà musicali, molte delle quali ancora poco conosciute. Ascoltare queste band e solisti in una dimensione live è sicuramente più coinvolgente (e divertente) che farlo cercando le loro produzioni musicali in streaming.

Pitchfork Music Festival – Parigi

Buona musica e una visita alla romantica capitale francese: cosa si può volere di più da una breve vacanza? Questo festival, che si svolge nel mese di Novembre, è un appuntamento da non perdere per gli appassionati di tutto ciò che ha a che fare con la cultura hipster.

Primavera Sound – Barcellona

È già confermato: dal 2 al 12 giugno, il capoluogo catalano si animerà con dieci giorni completamente dedicati alla musica. Molti dei nomi che partecipano provengono dalla scena indie, ma si sono affermati come star internazionali nel corso degli anni, come ad esempio gli Artic Monkeys e i Nine Inch Nails.

Best Kept Secret – Paesi Bassi

Da dieci anni, in una location d’eccezione all’interno di un safari park, questo festival è il richiamo delle sirene di amanti della musica che provengono da tutto il continente. In questo senso, non ha tenuto fede al suo nome (“best kept secret” significa infatti “segreto ben custodito”)! Per chi vuole scoprire cosa si cela dietro a questo mistero, l’appuntamento è a Hilvarenbeek, dal 10 al 12 giugno.

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Indie labels e EDM: ecco le più influenti

Non solo rock e cantautori: le etichette indipendenti sono anche la forza motrice di uno dei generi più amati dal pubblico, ovvero la Electronic Dance Music (EDM). Gli artisti che compongono e arrangiano questo tipo di musica, normalmente vengono definiti DJ producer. Come confermato dalla varietà della proposte in questo ambito presentate da riviste specializzate online che popolano la rete, si tratta di un movimento artistico non solo molto apprezzato, ma ricco di spunti creativi.

House music e etichette indipendenti

Tra i molteplici generi di EDM, tra cui Techno, Dance, Ambient e Dub, la House Music è forse quella che ha prodotto più successi ed è quindi la più seguita. Tra le label più affermate di questi ultimi anni troviamo la famosissima Aus Music, che rappresenta un po’ il punto di riferimento del settore. Dynamic Music punta invece su artisti che offrono musica con suoni più alternativi, profondi e piuttosto nuovi per questo genere. Dall’assolata California, la Dirtybird ha pubblicato numerosi artisti ed è ormai da dieci anni una delle realtà più interessanti del settore, mentre l’inglese Fuse London, forte del suo catalogo di musica perfetta per i club, propone anche molti eventi a cui partecipano i suoi producer.

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Maciste dischi: la musica indie mostra i muscoli

Che la musica indie sia una realtà viva e pulsante nel panorama artistico italiano, non lo dimostrano solo i milioni di visualizzazioni degli artisti appartenenti a questa corrente artistica o le tante riviste online, come Indie Italia Magazine, ma anche la nascita di interessantissime realtà di produzione, quali l’etichetta italiana Maciste Dischi.

Fulminacci e gli altri

Nata di recente, nel 2014, questa etichetta vanta nella sua squadra alcuni dei nomi emergenti più originali e travolgenti degli ultimi anni. Scorrendo l’elenco delle sue produzioni, si trovano infatti i nomi come Fulminacci, Canova, Gazzelle. Mox e Galeffi. Davvero una scuderia di tutto rispetto per una casa discografica che sembra decisa ad arricchire la musica italiana di piccoli grandi capolavori.

L’esperienza sanremese

Fino a pochi anni fa, per cantanti e band senza una grossa casa di produzione alle spalle, mettere a segno una partecipazione sul palco dell’Ariston era solo un miraggio. La Maciste Records è riuscita in questo intento grazie alla forza dei brani di artisti come Siberia, Miele e Fulminacci. È un segnale importante, al di là dei risultati della classifica della kermesse, della forza espressiva che riescono a comunicare coloro che fanno musica con il sostegno di questa etichetta.

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Artisti, canzoni, social e streaming

Oggigiorno i negozi di vinili e CD appartengono a una categoria in via di estinzione. Sono rimasti pochi esercizi commerciali, spesso dedicati a generi di nicchia, che sono vere e proprie mete di collezionisti e appassionati di supporti (analogici e digitali) contenenti le creazioni dei propri artisti preferiti. La musica si ascolta ormai attraverso i servizi di streaming (gratuiti o a pagamento) e si scarica sui propri dispositivi direttamente dalla rete.

Promozione e visibilità

Per la musica indipendente, la diffusione di internet ha rappresentato un modo completamente diverso di lanciare nuove proposte musicali sul mercato. Se passaggi radiofonici e televisivi sono comunque utili al successo, anche i social sono un potente mezzo per promuovere la propria arte.

Per la musica indipendente valgono le stesse regole di tutto ciò che circola in rete: per avere visibilità bisogna acquisire followers e tenere sempre alto l’engagement del pubblico. Sarà proprio quest’ultimo, attraverso meccanismi di condivisione sui propri canali, a moltiplicare geometricamente la presenza di un artista sul web. Inoltre, i cosiddetti “post sponsorizzati”, ovvero quelli che appaiono sulla timeline degli utenti a fronte di un costo a carico dei creatori, hanno prezzi davvero irrisori.

Servizi di streaming e guadagni

Anche le grandi piattaforme come Spotify non garantiscono ingenti entrate agli artisti che pubblicano le loro opere. Gli unici che riescono ad avere buoni guadagni sono, come al solito, le star internazionali o comunque coloro che hanno un enorme seguito di pubblico.

Ciononostante, avere una buona presenza su servizi come Deezer, Amazon Music e Apple Music, così come su YouTube, garantisce di mantenere alta l’attenzione sulla propria produzione discografica, con ottime ripercussioni sulle presenze durante i live degli artisti. Un alto numero di visualizzazioni dei video musicali può portare guadagni anche attraverso l’inserimento di brevi spot pubblicitari che appaiono prima della visione.

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Musica indie e tecnologia: rivoluzione digitale

La tecnologia ha causato una vera rivoluzione nell’ambito della produzione musicale. Fino agli anni Novanta, infatti, pubblicare un disco significava investire grandi somme di denaro per affittare uno studio di registrazione e poi procedere alla stampa del master e delle copie da mettere in vendita. Un tipo di processo non certo alla portata di tutti, ma solo di quegli artisti che godevano dell’appoggio economico della propria etichetta.

Con l’avvento del digitale, non solo è cambiato il modo di fare musica, ma si sono progressivamente abbassati i costi di produzione, permettendo a molte band e solisti di immettere sul mercato uscite discografiche di buona qualità anche con budget estremamente ridotti.

Dai grandi studi all’home recording

In passato, l’intera “catena audio” era totalmente analogica. Le tracce dei singoli strumenti e della voce venivano registrate separatamente su nastro magnetico. Il processo di missaggio richiedeva notevoli abilità (anche manuali) in quanto si doveva procedere ai tagli necessari direttamente sul nastro. Gli effetti e le dinamiche (di compressione, di volume, ecc.) spesso venivano applicati in tempo reale al momento del missaggio sul master stereo.

Tutte le apparecchiature professionali dello studio, dai microfoni ai cavi, dal mixer ai recorder analogici, avevano costi altissimi e necessitavano una manutenzione continua. Oggi, molti degli storici studios che hanno fatto la storia della musica hanno dovuto chiudere i battenti, a causa del fatto che sono sempre di meno le produzioni che possono permettersi di investire nell’affitto di una di queste strutture al momento di produrre musica.

Oggi, è possibile realizzare una buona registrazione anche senza la complessa attrezzatura presente in un grande studio. Certo, la strumentazione necessaria ha bisogno di un piccolo investimento, anche perché non si può sacrificare la qualità del risultato a causa di mezzi troppo scarsi. In linea di massima, per registrare voce e strumenti saranno necessari microfoni, cavi, una buona scheda audio, un PC con ottime prestazioni e un software in grado di manipolare l’audio.

A quanto punto, entrano anche in gioco altri fattori, che contribuiscono alla realizzazione di un prodotto adatto alla distribuzione radiofonica e in streaming. Tra questi elementi, ci sono le abilità tecniche e l’esperienza del fonico, un buon mastering, oltre naturalmente a performance impeccabili da parte dei musicisti coinvolti nel progetto. Registrare in uno studio, anche piccolo, ma trattato dal punto di vista acustico, resta comunque fondamentale.

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Gli artisti indie in Italia

Interessante, indefinibile, creativa, travolgente: questi sono solo alcuni degli aggettivi per definire la scena indipendente italiana. Il significato della parola “indie” è piuttosto ampio e rimanda a due diversi aspetti della produzione musicale.

Da un lato deriva da “indipendente”, ovvero dalle etichette discografiche di piccole dimensioni (contrapposte alle cosiddette “major”) che non possiedono grossi budget e che, per quanto riguarda la distribuzione, si affidano spesso alle sorelle più grandi ed economicamente competitive.

Il termine “indie”, però, ha assunto nel tempo anche una connotazione più prettamente stilistico-musicale. Nonostante non si tratti di un genere specifico, band e solisti che ricadono sotto questa definizione esprimono spesso la loro creatività musicale attraverso un ricercato pop elettrico di ispirazione britannica, oppure sonorità più rock caratterizzate da arrangiamenti semplici che richiamano le radici del punk.

Un altro tratto distintivo sono i testi, che lasciano da parte tematiche legate esclusivamente all’amore per affrontare anche temi sociali e di attualità, con un linguaggio radicato a un tipo di comunicazione più a stretto contatto con la vita vera, spesso discorsivo e poco in linea con quella che è stata, per moltissimi anni, la poetica della canzone italiana, dove lessico e struttura rappresentavano un modo per mettere in musica versi più tradizionali.

Un successo tutto indie

C’è un momento in cui la musica indie diventa mainstream? Per molti artisti legati a questo circuito, la visibilità non è sufficiente per ottenere successo di pubblico. Il talento e la novità delle proposte devono essere riconosciute e apprezzate dall’audience. E, per dirla tutta, è proprio per questo che gli artisti più promettenti sono proprio quelli che hanno trovato la loro “casa artistica” a bordo di una etichetta indipendente.

I nomi che meritano più di un ascolto sono davvero tanti: tra loro spiccano Fulminacci, Coez, Motta, Coma Cose, Calibro 35, Niccolò Contessa, Calcutta, Canova e tanti altri. È importante notare che anche tra gli artisti che scalano regolarmente le classifiche di ascolti e download, troviamo altri rappresentanti di questo genere, come i Baustelle, Brunori Sas e i (fu) TheGiornalisti. Per quanto riguarda il genere musicale, si va dal brit pop declinato in chiave più acustica o elettrica, fino a derive di rock o di rivisitazioni funk/jazz.

Ciò che colpisce l’ascoltatore è la capacità che hanno questi artisti di trovare una propria spiccata identità, che va al di là degli stereotipi spesso imposti dalle etichette discografiche più grandi. Sono queste qualità distintive a decretarne il successo. L’altra faccia della medaglia, però, è che è necessaria una maturità stilistica per poter proseguire il proprio percorso creativo, che non si può certo cristallizzare, ma deve riuscire a rinnovarsi.

Ci sono artisti, anche di fama mondiale, che devono molto ai loro produttori, che sanno incanalare la loro espressività in prodotti di qualità eccelsa. Basti pensare, ad esempio, al lavoro svolto da Brian Eno con gli U2, oppure da Rick Rubin con i Red Hot Chili Peppers. Per quanto riguarda la musica indipendente, è fondamentale che l’artista abbia comunque il controllo della sua produzione. La libertà creativa è infatti alla base della “buona salute” di questa corrente musicale.