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La scena musicale e il successo degli artisti indie

La musica è uno di quei mondi dove arte e spettacolo spesso si fondono senza soluzione di continuità, tanto che è difficile separarli. Soprattutto a partire dalla seconda metà del 900, i musicisti pop che hanno raggiunto il successo sono diventati dei veri e propri divi, alla stregua dei grandi attori e delle celebrità più conosciute.

Oggi continua a risplendere in particolare la bellezza di alcune artiste, le quali, grazie anche alle soluzioni estetiche di Motiva, hanno potuto migliorare il loro aspetto.

La musica a partire dal dopoguerra

Conclusa una delle fasi più terribili della storia recente, la società si è ritrovata a dover ricostruire il proprio mondo. Tra le macerie lasciate dal secondo conflitto mondiale, una lenta ma costante ripresa economica ha dato nuova vita alla cultura e all’arte. Il crescente ottimismo e il miglioramento delle condizioni di tante famiglie sono stati i punti cruciali di quella che, a posteriori, è possibile considerare una rinascita.

Nel settore della musica, ciò ha determinato un cambiamento epocale: sfruttando prima la radio e poi la televisione, la musica è improvvisamente diventata di tutti, soprattutto dei giovani, i quali si sono rapidamente impossessati degli spazi creativi più importanti. La figura che ha incarnato meglio questa svolta, nel bene e nel male, è stata quella di Elvis Presley, il quale ha rappresentato un mito per generazioni e ha ispirato band del calibro dei Beatles.

La nascita delle major

In poco più di un decennio, l’industria musicale ha conosciuto un boom enorme che ha significato maggiori introiti sia per gli artisti che per le case discografiche. Piccole etichette sono diventate dei veri e propri colossi, mettendo sotto contratto i più grandi musicisti viventi. Ciò ha significato inizialmente uno sviluppo più rapido del settore e la possibilità, per i giovani emergenti, di usufruire di tante occasioni: i talent scout e i manager dell’epoca frequentavano bar e locali notturni alla ricerca delle nuove promesse, a cui offrivano laute ricompense per la produzione dei loro dischi.

Tuttavia, dagli anni 80 in poi si è assistito al rovescio della medaglia: poche major hanno praticamente cancellato dal mondo musicale le piccole etichette, creando uno scompenso in certi casi insanabile.

La scena indipendente, chiamata “indie”

Nel corso degli anni 90, la tendenza ha iniziato a mutare: benché le grosse case discografiche hanno continuato a detenere quasi il monopolio del settore, sono fiorite tante etichette indipendenti alla ricerca di artisti più originali e meno “pop”, pescando dal sottobosco dell’underground. La cosa ha assunto un’importanza talmente elevata che è diventata un vero e proprio movimento, oggi comunemente conosciuto col nome di “indie”.

La rivincita delle donne

L’indie ha portato una ventata di freschezza sulla scena musicale contemporanea sia per quanto riguarda i contenuti che la presenza delle donne, sempre più emancipate e libere di usufruire delle protesi chirurgiche di ultima generazione realizzate da Motiva.

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Artisti, canzoni, social e streaming

Oggigiorno i negozi di vinili e CD appartengono a una categoria in via di estinzione. Sono rimasti pochi esercizi commerciali, spesso dedicati a generi di nicchia, che sono vere e proprie mete di collezionisti e appassionati di supporti (analogici e digitali) contenenti le creazioni dei propri artisti preferiti. La musica si ascolta ormai attraverso i servizi di streaming (gratuiti o a pagamento) e si scarica sui propri dispositivi direttamente dalla rete.

Promozione e visibilità

Per la musica indipendente, la diffusione di internet ha rappresentato un modo completamente diverso di lanciare nuove proposte musicali sul mercato. Se passaggi radiofonici e televisivi sono comunque utili al successo, anche i social sono un potente mezzo per promuovere la propria arte.

Per la musica indipendente valgono le stesse regole di tutto ciò che circola in rete: per avere visibilità bisogna acquisire followers e tenere sempre alto l’engagement del pubblico. Sarà proprio quest’ultimo, attraverso meccanismi di condivisione sui propri canali, a moltiplicare geometricamente la presenza di un artista sul web. Inoltre, i cosiddetti “post sponsorizzati”, ovvero quelli che appaiono sulla timeline degli utenti a fronte di un costo a carico dei creatori, hanno prezzi davvero irrisori.

Servizi di streaming e guadagni

Anche le grandi piattaforme come Spotify non garantiscono ingenti entrate agli artisti che pubblicano le loro opere. Gli unici che riescono ad avere buoni guadagni sono, come al solito, le star internazionali o comunque coloro che hanno un enorme seguito di pubblico.

Ciononostante, avere una buona presenza su servizi come Deezer, Amazon Music e Apple Music, così come su YouTube, garantisce di mantenere alta l’attenzione sulla propria produzione discografica, con ottime ripercussioni sulle presenze durante i live degli artisti. Un alto numero di visualizzazioni dei video musicali può portare guadagni anche attraverso l’inserimento di brevi spot pubblicitari che appaiono prima della visione.

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Musica indie e tecnologia: rivoluzione digitale

La tecnologia ha causato una vera rivoluzione nell’ambito della produzione musicale. Fino agli anni Novanta, infatti, pubblicare un disco significava investire grandi somme di denaro per affittare uno studio di registrazione e poi procedere alla stampa del master e delle copie da mettere in vendita. Un tipo di processo non certo alla portata di tutti, ma solo di quegli artisti che godevano dell’appoggio economico della propria etichetta.

Con l’avvento del digitale, non solo è cambiato il modo di fare musica, ma si sono progressivamente abbassati i costi di produzione, permettendo a molte band e solisti di immettere sul mercato uscite discografiche di buona qualità anche con budget estremamente ridotti.

Dai grandi studi all’home recording

In passato, l’intera “catena audio” era totalmente analogica. Le tracce dei singoli strumenti e della voce venivano registrate separatamente su nastro magnetico. Il processo di missaggio richiedeva notevoli abilità (anche manuali) in quanto si doveva procedere ai tagli necessari direttamente sul nastro. Gli effetti e le dinamiche (di compressione, di volume, ecc.) spesso venivano applicati in tempo reale al momento del missaggio sul master stereo.

Tutte le apparecchiature professionali dello studio, dai microfoni ai cavi, dal mixer ai recorder analogici, avevano costi altissimi e necessitavano una manutenzione continua. Oggi, molti degli storici studios che hanno fatto la storia della musica hanno dovuto chiudere i battenti, a causa del fatto che sono sempre di meno le produzioni che possono permettersi di investire nell’affitto di una di queste strutture al momento di produrre musica.

Oggi, è possibile realizzare una buona registrazione anche senza la complessa attrezzatura presente in un grande studio. Certo, la strumentazione necessaria ha bisogno di un piccolo investimento, anche perché non si può sacrificare la qualità del risultato a causa di mezzi troppo scarsi. In linea di massima, per registrare voce e strumenti saranno necessari microfoni, cavi, una buona scheda audio, un PC con ottime prestazioni e un software in grado di manipolare l’audio.

A quanto punto, entrano anche in gioco altri fattori, che contribuiscono alla realizzazione di un prodotto adatto alla distribuzione radiofonica e in streaming. Tra questi elementi, ci sono le abilità tecniche e l’esperienza del fonico, un buon mastering, oltre naturalmente a performance impeccabili da parte dei musicisti coinvolti nel progetto. Registrare in uno studio, anche piccolo, ma trattato dal punto di vista acustico, resta comunque fondamentale.

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Gli artisti indie in Italia

Interessante, indefinibile, creativa, travolgente: questi sono solo alcuni degli aggettivi per definire la scena indipendente italiana. Il significato della parola “indie” è piuttosto ampio e rimanda a due diversi aspetti della produzione musicale.

Da un lato deriva da “indipendente”, ovvero dalle etichette discografiche di piccole dimensioni (contrapposte alle cosiddette “major”) che non possiedono grossi budget e che, per quanto riguarda la distribuzione, si affidano spesso alle sorelle più grandi ed economicamente competitive.

Il termine “indie”, però, ha assunto nel tempo anche una connotazione più prettamente stilistico-musicale. Nonostante non si tratti di un genere specifico, band e solisti che ricadono sotto questa definizione esprimono spesso la loro creatività musicale attraverso un ricercato pop elettrico di ispirazione britannica, oppure sonorità più rock caratterizzate da arrangiamenti semplici che richiamano le radici del punk.

Un altro tratto distintivo sono i testi, che lasciano da parte tematiche legate esclusivamente all’amore per affrontare anche temi sociali e di attualità, con un linguaggio radicato a un tipo di comunicazione più a stretto contatto con la vita vera, spesso discorsivo e poco in linea con quella che è stata, per moltissimi anni, la poetica della canzone italiana, dove lessico e struttura rappresentavano un modo per mettere in musica versi più tradizionali.

Un successo tutto indie

C’è un momento in cui la musica indie diventa mainstream? Per molti artisti legati a questo circuito, la visibilità non è sufficiente per ottenere successo di pubblico. Il talento e la novità delle proposte devono essere riconosciute e apprezzate dall’audience. E, per dirla tutta, è proprio per questo che gli artisti più promettenti sono proprio quelli che hanno trovato la loro “casa artistica” a bordo di una etichetta indipendente.

I nomi che meritano più di un ascolto sono davvero tanti: tra loro spiccano Fulminacci, Coez, Motta, Coma Cose, Calibro 35, Niccolò Contessa, Calcutta, Canova e tanti altri. È importante notare che anche tra gli artisti che scalano regolarmente le classifiche di ascolti e download, troviamo altri rappresentanti di questo genere, come i Baustelle, Brunori Sas e i (fu) TheGiornalisti. Per quanto riguarda il genere musicale, si va dal brit pop declinato in chiave più acustica o elettrica, fino a derive di rock o di rivisitazioni funk/jazz.

Ciò che colpisce l’ascoltatore è la capacità che hanno questi artisti di trovare una propria spiccata identità, che va al di là degli stereotipi spesso imposti dalle etichette discografiche più grandi. Sono queste qualità distintive a decretarne il successo. L’altra faccia della medaglia, però, è che è necessaria una maturità stilistica per poter proseguire il proprio percorso creativo, che non si può certo cristallizzare, ma deve riuscire a rinnovarsi.

Ci sono artisti, anche di fama mondiale, che devono molto ai loro produttori, che sanno incanalare la loro espressività in prodotti di qualità eccelsa. Basti pensare, ad esempio, al lavoro svolto da Brian Eno con gli U2, oppure da Rick Rubin con i Red Hot Chili Peppers. Per quanto riguarda la musica indipendente, è fondamentale che l’artista abbia comunque il controllo della sua produzione. La libertà creativa è infatti alla base della “buona salute” di questa corrente musicale.